giovedì 18 settembre 2008

Gli alberi sono morti, lunga vita all'uomo macchina!

Ieri, per questioni di lavoro, mi sono recato a Policoro.

Gradisco molto queste uscite estemporanee, che ritengo un buon metodo per spezzare la monotonia e per allontanarmi da quella cloaca a cielo aperto che è l'azienda per la quale lavoro; inoltre ho avuto la possibilità di ripercorrere un tragitto che è impresso nella mia memoria dalle innumerevoli volte in cui, con la famiglia, ho fatto quella strada per andare al mare.

Quasi subito mi sono reso conto che c'era un qualcosa di asincrono tra la mia immagine mentale e l'effettivo panorama che si snoda seguendo l'asfalto. Non ho compreso subito cosa mancava, cosa non riconoscevo; poi ho capito: le lunghe file di maestosi alberi che, fiancheggiando la carreggiata, accompagnavano per chilometri i miei viaggi di villeggiatura non ci sono più.

Centinaia di alberi fatti fuori in nome di un allargamento stradale. Ancora una volta l'automobile la fa da padrone, modifica la realtà, impone stili di vita, per essa l'uomo sacrifica tutto il resto.

L'uomo manda a puttane tutto nel nome di un attrezzo, lo stesso aggeggio per il quale un giorno moriremo tutti.

Fanculo.

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