martedì 9 settembre 2008

Viva i Marta sui Tubi!



E concerto fu.

Finalmente, dopo tre anni di concerti lisciati, sono riuscito a vedere un'esibizione dei grandiosi "Marta sui Tubi".

E' stato incredibile, di un'intensità unica ed un impatto sonoro eccezionale. Hanno suonato quasi tutte canzoni dei primi due dischi ("Muscoli e dei" e "C'è gente che deve dormire"), anche se ci sono state delle grandi assenze come "Via dante" o "Vecchi difetti".

Giovanni (voce) è salito sul palco armato di un pedalino delay ed un campionatore, assieme a tonnellate di interpretazione teatrale dei pezzi (tutti in qualche modo diversi dagli originali). Non l'avevo mai visto dal vivo ma devo dire che ha una spaventosa carica emozionale, a suo modo erotica (piano con le battute, mi piace la figa! ndr.), piena di ironia tristezza e traboccante di vita.

Carmelo (chitarra, voce) mi ha letteralmente impressionato: chitarra acustica Epihone amplificata da un SWR "California blonde" (credo) e distorta da un pedalino che non ho visto (che professionalità nel descrivere i setup, vero?). E' stato capace di un muro di suono che non ha fatto rimpiangere l'assenza del basso. Giocando continuamente con le chiavette (non ho capito che accordature usa...) genera sonorità taglienti, massicce ma in qualche modo romantiche e delicate.
Lui è una persona squisita: sul palco è la disinibizione in persona, che sbatte la sua imponente chioma a destra e sinistra o si butta a innescare feedback tra chitarra e microfono della grancassa; una volta sceso dal palco si è dimostrato estremamente amichevole e disponibile, tanto da accettare il demo delle "cattive amicizie" (e ci ha ringraziato pure!!!)... fossero tutti così gli artisti.

Ivan (batteria) colpisce per il suo trucco (ti incute un po' di paura) e per la sua carica percussiva, che dal vivo è decisamente più dura e più "sporca" rispetto a quella presente nel secondo album, conferendo all'esibizione da vivo un impatto che mi ha lasciato sbalordito.

Il concerto è finito anzitempo "Because the night belongs to o' comune" (ha cantato Giovanni nella serata): passata mezzanotte hanno tagliato la scaletta del gruppo siculo-milanese, con gran rammarico di Carmelo (e ovviamente nostro) che nel post concerto ci ha detto: "Peccato, perchè avevamo ancora tante cose da fare".

Vi consiglio vivamente di ascoltare questo gruppo, ossia una delle cose migliori della musica italiana, e se potete vedetevi un loro spettacolo (ne vale VERAMENTE la pena).

www.myspace.com/martasuitubi

3 commenti:

  1. Quando due anni fa ho visto per la prima volta i Marta sui Tubi, mi ha colpito il potere d'espansione dei suoni nell'aria e la si avvertiva fresca, leggera. Ero al Kismet quella sera, tanta intensità vibrava nella musica, tanta forza e decisione che neanche il black out fermò l'energia che in Cenere voleva, doveva venire fuori anche senza amplificazione, nè luci. Ho sentito il bisogno di rivederli ancora, ugualmente la musica tornava grande nell'esibizione dell'estate scorsa a Bitritto. In quell'occasione il timbro singolare di Giovanni, mentre nel silenzio della piazza sensualmente sussurava "Guardami spingimi come chi mi guarda" (proprio con quella 'spaventosa carica erotica' che anche tu hai avvertito), accese il pubblico prima che la chitarra lo assalisse con una pioggia incontenibile di suoni. Carmelo si contorceva sul palco, suonava e cantava in ginocchio poi supino come un bambino divertito col suo gioco preferito, prezioso tra le mani, mentre Ivan sullo sfondo 'pestava' sulla batteria (dal vivo, è vero, è più duro e pieno di energia). Tanta emozione, ricordo, nell'Abbandono, la stessa che a Mola sfumava negli echi di Post. Ma i concerti dei Marta sui Tubi sono destinati a finire sempre anzitempo (a mezzanotte anche a Bitritto!) con rammarico nostro, ma, sembra, più loro. I volti sudati, il corpo adrenalinico desideroso di esprimersi, bloccato nella voglia di "fare", dire ancora tante cose. Visto che hai parlato di 'cose migliori della musica italiana',ingiustamente ai margini (bisogna scovarle nei piccoli festival), ma, nonostante tutto, vivono e si impongono, approfitto ancora di questo spazio (ammetto di esagerare, ma non sono riuscita ad evitare di dilungarmi) aperto all'originalità e mi permetto di segnalare a chi ancora non li conoscesse, "Le labbra" e "Piccoli fragilissimi film", i due album di Paolo Benvegnù, ex chitarrista-cantante degli Scisma, che ho avuto modo di ascoltare quest'estate a Giovimnazzo, poi a Polignano, nella nuova, latente veste di cantautore, poeta, per me (ma i pareri su di lui sono molto contrastanti). E' come sentire la musica cadere addosso calda, avvolgente, toccarla nelle immagini. Paolo Benvegnù ha la forza degli artisti, quella che si illumina subito nello sguardo e passa dall'arte nella carne. Con rabbia dolce e disperata cantava il solo senso, in dissolvenza, il Sentimento delle cose, poi, con l'ironia del poeta che non teme di mettere tutto a soqquadro, sorridendo, lo vedevo scendere tra il pubblico e sentivo la sua voce - che si stancava, sembrava cadere ma non cadeva e non cessava di urlare la sua emozione - sfinendosi, divenire più sincera e intensa. Non so descrivere quanto grande nella luce blu fosse tutto il suo "folle amore" lanciato al cielo. "Che cosa sono le nuvole" nella luce blu ricordava Domenico Modugno, la profondità semplice di Pasolini, ma non solo, sentimenti che ci sono stati, sembravano persi, invece tornano crudeli ed eccitanti nella poesia...

    ...io lascio che le cose passino e si sfiorino senza toccarsi (Paolo Benvegnù, Il mare verticale).

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  2. @ Valentina

    Non avrei saputo scrivere meglio... e in effetti non l'ho saputo fare. Che commento grandioso! Mi hai lasciato a bocca aperta... di sicuro mi hai convinto ad assaggiare il Benvegnù.

    Ciao

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  3. Grazie, davvero.
    E' quello che i grandi artisti sanno comunicare. Dal vivo riescono ad imprimersi.

    Ciao

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